Negli Stati Uniti, leggere attentamente le etichette delle creme solari, può non bastare a proteggersi correttamente. Molte delle creme solari vendute negli States, di fatto, non proteggono secondo quanto indicato sull’etichetta. È quanto afferma uno studio dell’associazione Consumer Reports, che in quasi metà dei campioni analizzati ha trovato fattori di protezione inferiori a quelli dichiarati.
Lo studio
I ricercatori incaricati dall’associazione hanno studiato 65 prodotti diversi, sia lozioni che spray e stick, trovando che nel 43% dei casi la protezione era inferiore. Le due creme più ‘problematiche’ erano specifiche per bambini, ma invece di una protezione 50 si sono rivelate essere inferiori a 8, un risultato però contestato dalle case produttrici secondo cui invece le creme soddisfano i requisiti dichiarati. In media lo scostamento dalla protezione dichiarata è risultato di 10-15 punti, al punto che l’associazione consiglia nel rapporto di scegliere un prodotto più protettivo del necessario per avere una probabilità maggiore di rientrare in un range accettabile. Le creme con ingredienti chimici sono risultate migliori rispetto a quelle con ingredienti ‘naturali’ o con minerali come l’ossido di zinco. La differenza, spiega Patricia Calvo, che ha curato il rapporto, potrebbe essere dovuta al tipo di test effettuati. “Le creme solari dovrebbero mantenere il loro livello di protezione costante per il tempo in cui indicano di essere resistenti all’acqua, che per la maggior parte dei prodotti è di 80 minuti. Il protocollo seguito dalle aziende sembra essere molto diverso, è possibile che il nostro studio abbia testato i prodotti in modo più realistico”.